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Pola.Child (Free)

  • Immagine del redattore: Mìcol Cavuoto Mei
    Mìcol Cavuoto Mei
  • 16 dic 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 5 mar

Dodici polaroid raccontano la mia non maternità autodeterminata.

Scelgo di non, ma esisto con la stessa rappresentanza #NientediMeno


Pola.Child(Free) nasce dall’esigenza di comunicare sulla questione sociale Child-free, in cui motivazioni, scelte e percorsi c’entrano molto, ma serve soprattutto prendere in considerazione una realtà che si posiziona direttamente alla sedia opposta della retorica della cossidetta famiglia tradizionale, vista come unica scelta possibile.

 

Ci sono infiniti modi di diventare adulti e costruire la propria vita, nessuno giusto e nessuno sbagliato. Questo revanchismo reazionario e conservatore che ci ha rigettato, come con una fionda ben carica, a dover rimettere in discussione diritti acquisiti e acquisiti per legge, per lo più ha sempre riso in faccia a chi, Child free lo era anche prima che la definizione fosse coniata.

 

Avere un figlio significa credere in un gigantesco ‘per sempre’, ricoprire un ruolo che non ha né libretto di istruzioni né data di scadenza. È una scelta legittima e se pensata e voluta una splendida avventura.

 

Questo però non è l’unico modo possibile di essere generose, di essere amorevoli, affettuose, creare legami di valore e famiglie un po’ più complesse e perciò anche arricchenti quanto le altre.

 

La confusione assoluta su come gestire ruoli e aspettative sociali dopo che la famiglia patriarcale è crollata per far spazio a tentativi diversi di essere e fare famiglia, ha riportato le generazioni più giovani a cercare una stabilità altamente tossica, perché nel contemporaneo ricompone gli stessi schemi abusanti, misogini, soffocanti e desueti oltre che medievali dei peggiori Pater Familias, essendo totalmente inconsapevoli di chi si è e come realizzarsi.

 

Se dovessimo commentare la violenza e la sopraffazione che dipingono la vittoria di Trump, il corpo della donna è certamente il fulcro di questo fight club per ominicchi incel che si divertono a tormentare le donne che, per sfortuna di queste ultime, incrociano su internet.

 

Trump ha vinto e i giovani seguaci creano magliette addirittura per ribadire quale sia l’atteggiamento dei prossimi quattro anni: ‘Your body, my choice’, storpiando il famoso mantra femminista ‘sul mio corpo decido io.’

 

Sulla pelle delle donne vogliono decidere loro e il modo più efficace per colpire è screditare nel momento in cui non si aderisce a quello stereotipo che accontenta la società. Non si sposa, non si sposa religiosamente, decide di non avere figli, vive la sua vita in pace col resto del mondo con il gusto di esistere e godersi l'esperienza di ogni giorno senza troppe certezze. Non dovrebbe essere unico a ogni essere umano questo diritto?

Chi ha deciso che una vita non valga la pena di essere vissuta senza aver avuto figli?

 

Negli anni viene spesso detto che ci ripenseremmo, che sarebbe arrivato ‘quello giusto’ a farci cambiare idea, terribile pensare a qualcuno che entra nel tuo intimo con il singolo scopo di convincerti a usare il tuo corpo come veicolo per fare nascere un altro essere umano contro il tuo naturale volere, alcuni ginecologi suggeriscono anche di diventare madre per risolvere alcuni problemi legati alle ovaie. Un bambino come terapia. Un bambino come riparazione, un bambino per dare senso alla propria vita, un bambino per avere meno paura di morire un giorno.

 

Tutte le decisioni che prendiamo sono più o meno comode, più o meno egoiste, più o meno nobili ma questo spettro infinito è il caleidoscopio dell’essere individui.

 

L’amore ha incredibili infinite declinazioni e stiamo capendo solo da poco quanti modi possono esistere per stare bene e trovare la serenità che il nostro cuore cerca.

 

Non c’è posto per giudizio però in un mondo in cui ciascuno sceglie. Non si è meno donna, meno adulta o responsabile se si sceglie di non riprodursi o non ci si può riprodurre.

 

Questo editoriale ha la precisa intenzione di suggerire cosa ha ispirato la creazione di queste immagini. Omaggio Joe Strummer e la celebre opera che presentò all’Accademia di belle arti con i tampax delle sue compagne di corso esposti in mostra, cito Il Racconto dell’ancella di Margaret Atwood, ormai più manuale politico programmatico che romanzo distopico su una femminilità totalmente schiacciata da fondamentalismo politico e religioso, cito Mata Hari e il suo simbolico ventre, ci sono insomma tante tante influenze.

 

Tutto riporta però all’idea di poter essere, senza giudizio.



Della serie fanno parte le seguenti opere:

 

1 Child - (Free)

2 May the blood, hommage à Joe Strummer

3 Blessed be

4 Storks

5 Mati Hari’s daughter

6 Ecografia del desiderio

7 Vehiculum

8 ‘I DON’T LACK SOMETHING, I’M FREED FROM IT’. ovvero non mi manca qualcosa ma ne sono libera. Frame dal film ‘Der Ruf der Liebe’, 1916, con protagonista Henny Porten.

9 Bi Cefalo

10 Parerga & Paralipomena, Shopenhauer

11 The Child Free Lady

12 Medusa

 
 
 

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