Companion o il fallimento dei rapporti interpersonali di noi Millennial/ Generation Z
- Mìcol Cavuoto Mei
- 19 mag
- Tempo di lettura: 5 min
C’è una grossa differenza tra guardare il Cinema con la C maiuscola, fruire, analizzare, goderne e assorbire come una linfa vitale, come ci si gode La Pietà di Michelangelo o il Walzer n.2 di Shostakovich e invece scegliere l’intrattenimento, che serve quanto l’arte e nutre se selezionato con furbizia e in moderazione.
Come tutti, anche io ho bisogno della mia dose mensile di visioni e letture più leggere, quelle che fanno riposare le sinapsi e titillano i nostri sensi in modo più semplice e diretto. Non è detto però che qualcosa di facilmente godibile non abbia in sé il potenziale di diventare spunto di riflessione sociologica e antropologica sulla mia generazione e sulle possibili implicazioni future del nostro deficit di analfabetismo emotivo e sentimentale. Ho deciso di guardare il film ‘Companion’, dato il numero di amici e colleghi che l’hanno consigliato con veemenza e sono davvero felice per una volta di aver seguito il suggerimento ricevuto.
Jack Quaid si dimostra in questo film uno dei nepo baby, figlio di Dennis Quaid e Meg Ryan, più dotati e talentuosi che recitino attualmente e Sophie Thatcher, già incredibile in Heretic al fianco di un brillante Hugh Grant, sono un cast ideale per interpretare la coppia protagonista di questa storia.
Mi aspettavo di assistere a una commedia horror con buoni attori e un buon plot ma come ho preannunciato poc'anzi, ho trovato qualcosa di più.
Partiamo dalla trama del film senza fare spoiler, assai arduo in un film che è basato sui colpi di scena continui che ribaltano le sorti della narrazione e la nostra percezione dello spettacolo a cui stiamo assistendo.
Il plot della pellicola appare inizialmente piuttosto semplice: una giovane coppia si reca a trovare degli amici nella casa sul lago del marito di una di questi, un classico setting declinato in milioni di varianti prima di questa. Ho intuito che una premessa così banale e scontata dovesse essere necessaria per poi costruire un castello di carte narrativo molto più complesso e intricato e così è stato, molto piacevolmente. Dopo l’arrivo della coppia alla villa e la prima serata di bagordi amicali, Iris, Sophie Thatcher, decide di fare una visita al lago in solitaria dato che il compagno è attanagliato dai postumi della notte precedente. Lì incontra Sergey, il proprietario della ricca dimora e misterioso marito di una delle amiche del suo fidanzato Josh, Jack Quaid.
Iris percepisce subito del disagio a stare in compagnia di Sergey e quando quest’ultimo le fa delle avances che sfociano in un vero e proprio tentativo di stupro lei lo uccide con un paio di forbici che aveva convenientemente, poco credibilmente in modo casuale, portato con sé. La povera Iris, terrorizzata e sotto shock, si ricongiunge col gruppo che la ammira sconvolto, totalmente ricoperta di sangue e senza parole. Fino a qui potremmo dire, una ennesima pellicola figlia del Me Too in cui le donne sono vittime di violenze sessuali e chissà a pioggia quanto ci farà pesare le conseguenze delle sue azioni del tutto legittime.
Contrariamente alle aspettative, il film prende una piega del tutto inaspettata: scopriamo che Iris non è nient’altro che un robot da compagnia, un droide progettato per essere la fidanzata di Josh e non contraddirlo mai, accontentarlo in ogni suo desiderio sessuale o culinario e concordare con ogni suo pensiero o proposta.
Iris inizialmente non può credergli finché Josh non le mostra il suo futuristico smartphone, dove qualità come colore degli occhi, aggressività, dolcezza, loquacità e mille altre, possono essere calibrate con un click, trasformando Iris in ciò che più Josh aggrada. Iris, legata a una sedia, in attesa della polizia, riesce a liberarsi e fuggire col telefono di Josh, essendo così finalmente indipendente sul proprio corpo e la sua mente. Se questo vi sembra uno spoiler colossale posso dire che è semplicemente l’incipit della storia.
Tra tropi e varie strategie narratologiche che sfociano a tratti nella commedia grottesca, nel thriller, nell’horror e nel dramma, il cardine dell’intero film sta tutto nell’esistenza di questi ‘Companion’, droidi convinti di essere umani e con finte memorie di un passato che non hanno mai vissuto. Non è molto originale come proposta se si pensa che dai tempi di Blade Runner al più recente Ex Machina, riflettiamo collettivamente sulla coscienza e umanità presunta insita nei droidi.
Ciò che rende interessante il personaggio di Iris, droide inconsapevole, sta nel modo in cui Josh, e scopriremo non solo lui, l’abbia scelta e creata per evitare di doversi rapportare con la complessità di una relazione con un essere umano reale.
Questa incapacità di assumersi responsabilità, affrontare i conflitti interpersonali e confrontarsi con individui pensanti, autonomi e perciò complessi, riflette la landa desolata del mondo delle relazioni dei miei coetanei Millennial / Generation Z. Josh ne è un rappresentante perfetto, è adulto ma non ha intenzione di crescere e non ha nemmeno voglia di faticare per ottenere gratificazioni dalla sua vita in senso lato. Più che vivere e costruire lascia che la vita gli scorra addosso aspettando qualche facile scappatoia per assicurarsi un futuro di ricchezza e prosperità, non solo immeritata ma anche ottenuta in modo fraudolento e criminale.
La totale assenza di moralità ed etica nelle sue azioni riflette una generazione pigra, che non vede più il lavoro come una soddisfazione, una sfida, un percorso di conquiste e ambizione, così come amare la stessa donna e riconfermare i propri sentimenti e progettualità ogni giorno risuona come un impegno pesante, di cui si può fare volentieri a meno.
Siamo giustificati dalla nostra inadeguatezza perché abbiamo ereditato un mondo profondamente confuso e in cui ruoli e possibilità di vita sono sempre più sfumati, in cui esiste una illusione di scelta infinita e l’idea che si possa continuare ad essere giovani e superficiali fino oltre il tempo limite.
Se da un certo punto di vista la medicina, i cambiamenti socio politici democratici avvenuti negli 90/ 2000, la scuola e l’educazione si sono trasformate in qualcosa di più confortevole e hanno migliorato la qualità della vita media, l’insicurezza economica, il ribaltamento valoriale causato da internet e soprattutto dai social media ha causato l'impossibilità di stabilire dei modi di vivere e costruire il proprio presente e futuro chiari e netti, creando una frattura tra noi e le generazioni precedenti, grande come la Faglia di Sant’Andreas.
Siamo davvero destinati a non creare nulla che resti? Ci basteranno le macchine per farci compagnia e coccolare il nostro ego costantemente ferito da qualsiasi fatto o opinione che non ci trovi d’accordo? Resteremo sul serio isolati ognuno nel suo piccolo appartamento che a mala pena riusciamo a pagarci a guardare serie tv e ordinare delivery mentre il mondo là fuori continua ad essere vasto e meraviglioso?
Forse a queste e tante altre domande saprò rispondere ma non oggi, devo uscire a comprare degli avocado e del cibo per la gatta dato che ho deciso di non farmeli più portare a casa.
© Micol Mei 2025
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