Come Terrifier III sia la perfetta catarsi di un mondo in esplosione
Le ultime settimane sono state foriere di orrore senza paragoni nella storia contemporanea recente, e l'apprensione di un mondo devastato dai conflitti armati fuso con gli scenari apocalittici che esondano, travalicando social media e mondo reale, creando una forma di ansia e probabilità della ‘fine’ delle fini sempre più imminente.
Una ricorrenza come Halloween, che personalmente ritengo la più divertente tra le varie feste stagionali, ha assunto il significato moderno della catarsi dalla paura in quanto tale, e precede le elezioni statunitensi di qualche giorno, particolarmente spaventose quest’anno.
Una ricorrenza come Halloween, che personalmente ritengo la più divertente tra le varie feste stagionali, ha assunto il significato moderno della catarsi dalla paura in quanto tale, e precede le elezioni statunitensi di qualche giorno, particolarmente spaventose quest’anno.
Questo incredibile afflato di terrore diffuso nell’aria, di timore di accendere un telegiornale e sentire un ennesimo bollettino di inaccettabili tragedie quotidiane, si sta trasformando in una gigantesca pentola a pressione che si avvicina sempre più al momento dell’esplosione.
C’è dunque da stupirsi nell’apprendere che Terrifier III, il terzo ma in realtà quarto capitolo della saga di Damien Leone, tenendo conto del film precedente in cui il personaggio chiave di Art the Clown viene introdotto nella narrazione, sia per la prima volta nella storia uno slasher da sbancare il botteghino battendo nettamente e senza appello il deludente Joker: Folie à deux. (Nemmeno questa volta farò alcuno spoiler perché Terrifier III merita davvero la chance di essere il protagonista assoluto di questo Halloween cinematografico 2024.)
È mai possibile che un film così violento e contorto possa aver attirato così tanto pubblico nei cinema? Quello che fino a pochi anni fa, il genere slasher e tutte le sottocategorie del caso, riguardava un pubblico minore di appassionati, da qui l’origine a basso budget e indipendente di Terrifier, ora è entrato a tutti gli effetti nell’immaginario mainstream come un contenuto, scioccante, provocatorio, volutamente crudele e disgustoso, ma in qualche modo dotato di una straordinaria freschezza, autenticità, creatività e soprattutto pura opportunità di catarsi.
Perché tutta violenza passivo aggressiva che avvelena la nostra esistenza nella sua più semplice routine necessita di una forma di sfogo, di materializzarsi davanti ai nostri occhi per riportarla nel mondo dell’immaginario, della finzione, delle battaglie eterne tra bene e male, luce ed oscurità, per tornare a casa con una forma di rassicurazione che il mondo sia restato manicheo, incredibilmente americano, auto risolvente, spaventoso ma sotto controllo.
Le stesse idee di paradiso e inferno hanno in sé la consolazione di un mondo altro in cui le faccende degli umani proseguono, che mettono alla prova chi siamo stati sulla Terra e chi siamo dopo. L’idea di esistere per un qualcosa di più grande, che esistano demoni terribili ma anche angeli guerrieri a difenderci da essi, esternalizza la paura dell’incertezza umana e la concretizza in un divertente ed efficace film horror di circa due ore.
Art the Clown, questa creatura demoniaca straordinariamente accattivante e carismatica, è muta in quanto mimo. L’orrore che Art compie è una perversione senza bisogno di parole per spiegarla, è manifesta, grottesca, esagerata, teatrale, simbolica perché ingiustificabile.
Se questo personaggio e la narrazione costruita da Leone con maestria e grandissima competenza del genere, stanno avendo un successo internazionale che nessuno avrebbe mai potuto attendere, è proprio perché la creazione dell’autore è in sincrono con lo ZeitGeist, spirito del tempo nda, tanto da confondere i confini tra ciò che è vero e ciò che è cinema.
In un caso c’è del talento, del coraggio e dell’ambizione. Nell’altro solo quella fottutissima paura di svegliarti nel 2016.
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